Parlando con Roberto ed Elisa, bloccati a ciglio strada sul percorso che portava ad Orticoltura, con il buio, chiusi in macchina mentre aspettavamo Luis e Giacomo che arrivassero con una ruota di scorta, ci chiedevamo: “Ma quando sarò tornato e i miei amici mi chiederanno cos’è successo in Marocco? Io dirò “ma da dove iniziò”?”
Questa è la domanda che mi sono posto prima di cominciare questo pezzo. Da dove inizio?
Siccome la prima cosa che mi è venuta in mente è stata questa discussione inizierò da come ci siamo ritrovati a farla, un po’ come i miei professori del liceo che quando consegnavano le verifiche, puntualmente incalzati da Michele Sonda, per non scontentare lui e quelli con il cognome che iniziava in A partivano dal centro.
Ovviamente ti sarai chiesto perché eravamo fermi su una strada in mezzo ai monti del Medio-Atlante ad aspettare una coppia di individui che doveva portarci una ruota di scorta.
Non ne avevamo già una in bagagliaio?
Per la verità nel bagagliaio ne avevamo due, tutt’e due bucate.
Si perché quella mattina dopo aver scoperto di esser stato assegnato in solitaria ad uno dei tre Sidi Maguild, per la precisione quello sul lago Wiwane, il cuore mi si è riempito di gioia.
Ma cosa sono andato a fare in Marocco?
Molti pensano che sia andato a drogarmi, invece mi sono impegnato in uno studio sull’interazione ambientale tra la foresta di cedri del Medio-Atlante e le scimmie che ci vivono.
Praticamente ogni mattina, dopo la sveglia alle 6, del nostro professore di Etologia e Psicologia Evoluzionistica, che era una canzone di….. appositamente modificata, ci si preparava e si scendeva in atrio dove ad ogni persona veniva assegnato un percorso in foresta (Transect), in coppia o solitaria, con vari nomi in base alla posizione di esso. Ecco che presso il lago Affenourir c’erano i transect Affenourir nord e sud, vicino al cratere vulcanico di Ain Kahala i transect si chiamavano Ain Kahala nord, sud e ovest, e così via per i restanti undici.
Così la mattina quando scopro che mi hanno assegnato a Wiwane sono l’uomo più felice del mondo, il transect più facile e corto, quindi fattibile in un paio d’ore con la lampante possibilità di tornare a casa prima delle 16 e quindi di riuscire a mangiare a pranzo, il più delle volte si saltava o si mangiava pane in foresta, cosa che ho imparato ad odiare, perché dopo due settimane di solo pane non ce la si fa più.
I Sidi sono i primi a partire, fatto sta che alle 7:30, io, Roberto, Elisa, Giulia e Chiara eravamo già in macchina, il viaggio è tranquillo, io guido, in quanto sono l’ultimo ad arrivare e dopo aver mollato Roberto ed Elisa mi dirigo verso l’inizio del transect di Chiara e Giulia, mollate anche loro torno alla partenza del mio transect, faccio una precisazione, l’ultima ora di strada l’ho fatta in sterrato e in mezzo a monti e collinette e proprio per questo ho sbagliato strada, cosa non difficile per me in quanto mi sono perso anche a Pove.
Ritrovatomi sulla strada asfaltata ed essendomi reso conto dell’errore accelero e corro per tornare alla partenza del mio transect, ed è qui che, probabilmente, ho bucato la prima ruota.
Fatto sta che andando trovo Roberto ed Elisa per strada che avevano già finito il loro percorso e stavano cercando la macchina che avrei dovuto lasciare io.
Tirati su e arrivati finalmente a sto maledetto punto parto per la mia strada, ancora inconsapevole di aver bucato una ruota.
Arrivato alla fine e dopo aver mollato una cagata pazzesca, mi suona il cellulare, è Roberto che mi chiede di tornare indietro perché si è accorto che una ruota è a terra e non riesce a cambiarla da solo.
Io parto per tornare e dopo 45 minuti di cammino mi richiama dicendomi che la ruota è apposto perché due pastori berberi lo avevano aiutato e potevo tornare indietro perché fra dieci minuti sarebbero arrivati a prendermi.
Tornato non gli vedo, aspetto un’ora, mangio una scatoletta di tonno, passano due ore, prendo il sole, passano tre ore, mangio pane, alla quarta ora dopo che mi ero svangato totalmente le palle vedo una Kia Picanto azzurra ed esulto dalla gioia capendo che sono loro.
Il problema è che erano solo 2, Roberto ed Elisa, mi avvicino e scopro che Chiara e Giulia si erano perse nella foresta, decidiamo di andare allora di andare ad Ain Leuh, un paesetto vicino dove potevamo bere qualcosa mentre aspettavamo che le altre due ritrovassero la posizione, mentre decidiamo questo Roberto ed Elisa vengono schedati dalla Forestale.
Andando come sbruffoni per le strade male asfaltate marocchine troviamo una Citroen davanti a noi che lentamente e con perizia evita tutte le buche, noi approfittando di una curva superiamo la macchina e le suoniamo, magari mi limitassi a quello, preso dalla felicità del sorpasso tiro fuori il braccio e lo mando a fare in culo, il problema è che neanche cento metri dopo prendiamo male una buca e buchiamo.
La Citroen dietro di noi ci passa con lentezza, il tipo tira fuori il braccio e ci manda a fare in culo.
Ormai disperati, con la seconda ruota bucata, il cellulare che non prendeva sto per rassegnarmi a saltare il pranzo e a non lavarmi con l’acqua calda, infatti in albergo c’era solo acqua gelida e s e si voleva quella calda bisognava andare all’Hammam, (il bagno turco), solo che questo alle 19 chiudeva.
Inaspettatamente passa un camion con otto marocchini montati sopra e si ferma per darci una mano, fatto sta che ci gonfia la ruota e ci permette di continuare la strada fino ad Ain Leuh, seguendoci e gonfiando la ruota ogni volta che si bucava, l’ammiraglia.
Arrivati ad Ain Leuh e riusciti a metterci in contatto con i nostri compagni all’albergo aspettiamo, passa un’altra oretta poi arrivano, cambiamo la ruota e gli comunichiamo che ci dirigiamo verso l’albergo perché ne avevamo le palle piene di aspettare.
Facendo cambio quindi, il viaggio procede tranquillo fino ad Orticoltura, dove iniziamo a sentire un odore strano, come di gomma bruciata, subito non ci facciamo caso, poi lo sentiamo più penetrante, ci fermiamo e scopriamo che abbiamo bucato la terza ruota, totalmente incazzati con il destino che non voleva farci mangiare e lavare, chiamiamo Luis e Giacomo perché ci portino una ruota di scorta e li aspettiamo.
Pazzo, pazzo, pazzo, dopo che Luis e Giacomo sono arrivati e abbiamo cambiato la ruota, Giacomo rischia di finire dentro un fosso facendo manovra, io salgo in macchina con loro e torno finalmente a casa, sono le 20 quindi l’Hammam salta inoltre al mio arrivo scopro che Giulia e Chiara hanno trovato una famiglia di pastori berberi e si sono fatte ospitare per la notte.
Questa era una tipica giornata del mio Marocco, dove ogni giorno ti perdevi in foresta e se eri fortunato tornavi a casa altrimenti dormivi con i pastori o fra le scimmie.
Certe volte la diarrea ti colpiva di sorpresa e si mascherava da scoreggia non lasciandoti scampo, com’è successo a me ad Ain Kahala sud, ma questa ve la racconterò di persona perché non rende in forma scritta.